“Rispettare”: riconoscere i diritti, il decoro, la dignità altrui, astenendosi quindi da ogni parola o azione che possa offenderli (Treccani).
In un periodo come questo, sento l’esigenza profonda di parlare di rispetto, ho il sospetto che tante, troppe persone, si siano dimenticate il vero significato.
Il rispetto, come la gentilezza, come l’amore, deve essere gratuito e senza condizioni: quindi una frase come “Ti rispetto soltanto se…”, non ha ragione d’esistere.
Quando si vuole a tutti i costi avere ragione e si è convinti che la propria posizione è l’unica possibile, il rispetto viene letteralmente annientato. E la mancanza di rispetto è una violenza vera e propria, perché viene offesa la dignità di una persona.
Come ci si può permettere di giudicare o addirittura di deridere un individuo senza conoscerne la storia, l’esperienza, le abitudini?
Dove sono andate a finire la gentilezza e l’educazione?
Perché la cattiveria gratuita e la presunta superiorità stanno diventando dei valori “normali”?
Perché quelle poche volte che accendo la televisione devo vedere degli spettacoli osceni?
Spero con il cuore, che esistano ancora portatori sani di valori buoni, quelli che fanno bene al cuore e all’anima. E che si voglia essere esempio nella vita, per noi, per i nostri figli e per gli altri. Non posso fare a meno della bellezza, della meraviglia, dei sorrisi sinceri, della vita: quella da vivere senza fare del male, senza offendere, cercando invece il buono nelle persone e nelle cose.
Possiamo avere idee diverse, ma non abbiamo il diritto di offenderci e di distruggerci. Punto.
“La stima, il rispetto, l’educazione, l’amicizia, l’altruismo sono valori che intrecciano la stessa catena… una catena che dovrebbe sostenere e fortificare il mondo e le sue fondamenta. Ma non è così. Purtroppo puntualmente ogni giorno viene consumata dall’acido della cattiveria, dall’ignoranza ed dall’egoismo, per poi fondersi sulle rovine di chi sa amare solo se stesso.” (Raffaella Frese)